venerdì 3 dicembre 2010

Wim Wenders e la fotografia



Ecco.
Ogni secondo in qualche parte del mondo qualcuno fa uno scatto e fissa qualcosa, perché lui, o lei, sono affascinati da:
una certa luce,
da un volto,
da un gesto,
da un panorama,
o da un’atmosfera,
o più semplicemente perché una situazione doveva essere fissata.

Ciò che straordinario in ogni fotografia non è tanto il fatto che là, secondo opinione corrente, sarebbe stato “fissato il tempo”, bensì il contrario che proprio in ogni foto esso torna a dar prova di quanto sia inarrestabile e continuo.
Ogni foto è una rievocazione della nostra mortalità.
Ogni foto tratta della vita e della morte.
Ogni foto ha una sacralità.
Ogni foto è più dello sguardo di un uomo, è superiore alle capacità del suo stesso fotografo.
Ogni foto è anche un aspetto della creazione al di fuori del tempo, da una visione divina.

Di fatto il fotografare (o meglio il poter fotografare) è “troppo bello” per essere vero. Ma è anche altrettanto "troppo vero" per essere bello.
Fotografare insegna l’intemperanza o l’umiltà. (Dietro alle foto veramente “buone”, però, si scorge sempre l’occhio umile).
Attraverso il mirino colui che fotografa può uscire da sé ed essere dall’altra parte, al mondo, può meglio comprendere, vedere meglio, sentire meglio, amare di più.

Wim Wenders


"The Valley Of The Winds", Northern Territory


"Lizard Rock", South Australia

At The Horizon: The Rocky Mountains, Montana


Beetle Cemetery, Coober Pedy, West Australia

Immagini: http://www.wim-wenders.com/news_reel/2002/pftsote1.htm

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